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Cecile Vandenheede

Presidente Comitato Imprenditoria Femminile Camera di Commercio PN-UD

La crisi generata dal Covid ha messo in difficoltà molte aziende, neoimprenditori, attività a conduzione femminile e il futuro della nostra economia. Le nostre micro imprese sono una percentuale importante e da prendere in seria considerazione nell’economia nazionale.

In questo momento penso che il Comitato Imprenditoria Femminile debba essere presente per dare un aiuto concreto alle Imprese Femminili, a quelle già avviate ma soprattutto a quelle che vogliano intraprendere un’attività autonoma. Facciamo formazioni per favorire la nascita di nuove imprese ma anche e soprattutto per sostenere e qualificare la loro permanenza sul mercato. Le aiutiamo a crescere, ad acquisire nuovi strumenti pratici per lavorare in modo sereno e mantenere un bilanciamento positivo tra vita lavorativa e vita privata. In una parola conciliazione: in questo periodo direi particolare, strano, è comunque un tema a da affrontare.
Inoltre sosteniamo le nostre Imprenditrici a superare nuove sfide e nell’affrontare i nuovi cambiamenti. Le nostre formazioni, vogliono fare trovare e ritrovare loro il benessere, l’equilibrio, la serenità e la possibilità di acquisire competenze per affrontare tutte le problematiche che possano emergere quando si deve condurre una propria attività.

Nel giugno dello scorso anno, alla fine del primo lockdown, abbiamo cercato con fiducia di ricostruire un futuro. ma oggi tanti settori sono ancora in difficoltà.
L’analisi che abbiamo fatto sull’impresa femminile ci consente di dire con sicurezza che il COVID ha interrotto la crescita di questo settore. Secondo un’indagine del Centro Studi CCIAA ,“se in Fvg il calo dal 2015 a oggi era sempre piuttosto contenuto, tra il 2019 e il 2020 la regione ha perso addirittura 339 imprese femminili (un calo riscontrato anche in generale nel Nordest e in Italia).
Una perdita che ha riguardato le imprese femminili in modo più forte: se le imprese in generale sono calate dello 0,6%, prendendo la sola componente femminile il calo è dell’1,5%, segno che l’emergenza ha pesato soprattutto sull’attività imprenditoriale delle donne”.
Dunque, sulle donne in particolare, si è scaricato il peso della crisi e se già prima per loro era difficile, adesso lo è ancor più.
Noi imprenditrici abbiamo grande rispetto per i nostri dipendenti e riteniamo giusti i diritti loro acquisiti, vorremmo solo che anche a noi vengano riconosciuti gli stessi diritti.

Lo smartworking è un eufemismo, altro che lavoro agile, per tanti è solo trasferire il lavoro a casa con tutte le sue problematiche: gestire il tempo, lo spazio, i contatti, le riunione in remoto, le comunicazioni in video. E poi c’è il tema legato ai figli, di come accudirli ma anche gestirli in questo periodo di incertezza, con le donne che devono fare oltre che le mamme, anche da maestre e insegnanti.

Come Comitato Imprenditoria Femminile, abbiamo cercato di aiutare le nostre imprenditrici attraverso la formazione sulla gestione dello smartworking, ma anche sulla sindrome della capanna (la paura di uscire e lasciare la propria casa, che ha colpito molti durante il lockdown) e sulla sindrome di Hermione (volere migliorare ossessivamente facendo sempre di più ma allo stesso tempo temendo di fallire).
Dobbiamo essere pronte ad affrontare il momento successivo, passando dalla zona di paura alla zona di apprendimento. Il Covid deve diventare un punto di partenza per farci diventare più forti, anche se non è facile.

Nella primavera 2020 molte hanno scoperto la propria fragilità sul tema del digitale. Tante aziende non erano pronte o attrezzate ma si sono adeguate e aggiornate con grande soddisfazione perché hanno scoperto che la crescita delle competenze digitali le ha fatte crescere, ottenere grandissime semplificazioni e risultati inattesi. Le difficoltà che abbiamo affrontato e che dovremo affrontare sono complesse ma noi imprenditrici ce la stiamo facendo ed in ogni caso ce la faremo sempre.