Con il patrocinio di:

Evento sostenuto dal Progetto
"Pordenone 2020: una città per tutti"

HomeStorieintervista-14

intervista-14

Storie
Racconti
dal territorio


Sergio Lucchetta

Presidente Consorzio Pordenone Turismo

Il Consorzio, nato nel 2008, è formato da 48 soggetti privati: 28 strutture ricettive – hotel, agriturismi, bed and breakfast – 11 ristoranti, tre agenzie viaggi, una ditta di trasporti turistici, una agenzia di wedding planning e organizzazione eventi, due cantine, una ditta di catering e un golf club.

Dal marzo dello scorso anno, siamo praticamente fermi, non abbiamo avuto la stagionalità del mare o della montagna, la nostra curva è rimasta piatta. L’attività principale nel primo periodo è stata cancellare gli eventi previsti, cosa che stiamo facendo tuttora.

Di questa terribile esperienza, ci rimane in positivo la maggiore attenzione all’ evoluzione del mondo, dovremo in futuro essere più attenti: turisticamente il nostro territorio è giovane, avevamo già fatto uno sforzo per identificare un turismo nuovo, per esempio nel settore leisure, per incrementare le presenze, ottenendo un risultato considerevole. Negli ultimi 12 anni abbiamo incrementato le presenze del 25% nonostante il progressivo ritiro degli americani, che hanno costruito le loro strutture ricettive, nella base di Aviano.

La pandemia ci ha fatto capire che la ricerca di nuovi orizzonti a cui guardare è importante e necessaria. I ristoranti hanno scoperto il delivery e l’asporto. Prima non lo faceva nessuno, in futuro continuerà ad essere un pezzo di mercato. Il rispetto della natura, la sua valorizzazione come elemento attrattivo del territorio era già importante, lo sarà di più. Seppur timidamente, avevamo realizzato un cammino, il cammino di San Cristoforo: oggi questo percorso diventerà uno degli asset. Abbiamo capito che dobbiamo porre più attenzione a questi aspetti. Le città d’arte sono quelle che hanno sofferto di più, a differenza della montagna dove gli spazi sono ampi: noi siamo un territorio di mezzo, non siamo mare né montagna. Ripartirà il turismo delle città d’arte, che interessa anche noi? E come? Probabilmente sarà necessario organizzare eventi più piccoli. Ci dovrà essere ancora più attenzione di quella che già si garantiva alle strutture, alla pulizia, alla sicurezza. Le agenzie di viaggio probabilmente dovranno lavorare di più sull’incoming che sull’outgoing, ribaltando le percentuali pre-pandemia. Il turista dovrà essere accolto meglio, sempre di più. Noi siamo ottimisti per un ottimo che non sappiamo quando avverrà.

Non sarà la prima volta che il nostro territorio cerca nuove strade. La nascita del Consorzio coincide proprio con il momento in cui in Friuli Venezia Giulia venivano cancellati alcuni consorzi turistici, erano oltre 20. Oggi siamo uno dei sei consorzi turistici esistenti a livello regionale. Per capire quello che si è perduto nell’anno di pandemia, il quadro è questo: noi lavoriamo essenzialmente per il turismo business in occasione dei grandi eventi e collaboriamo attivamente con la Fiera di Pordenone. C’è poi il turismo sportivo e quello leisure, che comprende il turismo culturale con diversi appuntamenti sul territorio, da PordenoneLegge a Dedica, e le mostre. Il turismo leisure è legato al nostro territorio, perché abbiamo borghi molto importanti, la Pedemontana, due siti Unesco. Questi sono gli spazi in cui ci muovevamo per attrarre turisti.

Con la cancellazione di tutte le fiere il comparto ricettivo si è fermato, fatte salve le persone che venivano qui per lavoro. Incominciamo a vedere qualche piccolo spiraglio solo rispetto al turismo leisure, in questo momento, che però ha una proiezione in tempi lunghi, a fine anno. L’anno scorso tendenzialmente gli alberghi del Consorzio hanno perso il 70% – è una media -, c’è chi ha perso il 90, altri il 50. Ora siamo in una fase di preparazione alla ripresa, prima i nostri obbiettivi erano principalmente Germania, Austria, paesi dell’Est, Inghilterra, America. Oggi il target è l’Italia, lavoriamo su questo in collaborazione con Promoturismo, attraverso workshop con operatori italiani e anche con qualche operatore austriaco e tedesco.

Ma quel che fa più male del virus è l’indeterminatezza. Mi rendo che conto che è difficile prevedere il futuro ma qui corriamo il rischio di perdere strutture, attività. Abbiamo 11 ristoranti nel consorzio che hanno cominciato il 26 aprile a servire qualcuno ai tavoli ma non la sera. Le agenzie di viaggio hanno cancellato prenotazioni, hanno lavorato per restituire soldi, per emettere voucher. E ancora oggi è così. Oggi possiamo solo cercare di capire quale sarà il prossimo turismo che, almeno in un primo periodo e non breve, avrà caratteristiche molto diverse. Quindi, uno degli obbiettivi dei prossimi mesi sarà studiare quale turismo verrà e in particolare quale sul nostro territorio.